La mia newsletter nasce diversi anni fa dalla constatazione di come le notizie in ambito finanziario non siano trattate in modo adeguato e comprensibile dalle principali fonti informative più diffuse; TG e Giornali non specializzati, nei quali gli ascolti e le vendite sono più importanti dell’informazione, si fregiano di “titoloni” spesso allarmanti solo per essere guardati e venduti. I giornalisti spesso non hanno le competenze necessarie a trattare un argomento importante e delicato quale quello economico – finanziario.
Lo scopo della mia newsletter è da sempre quello sì di rendere fruibili certi concetti finanziari, ma anche quello di rendere maggiormente comprensibili certe dinamiche macroeconomiche e di mercato. Un po’ come quando chiediamo al medico o al professionista competente di aiutarci a capire meglio, ricorrendo ad un linguaggio a noi più vicino.
GIAPPONE
In Giappone si è assistito nel corso degli ultimi anni ad una svalutazione dello Yen senza precedenti. La Banca Centrale Giapponese (BoJ) ha dovuto mantenere i tassi negativi da ormai 17 anni per dare impulso alla economia domestica. Queste condizioni hanno reso possibile ad investitori istituzionali e non di prendere in prestito Yen (a tasso zero) ed investire in dollari sfruttando i tassi della FED (5%), settori quali AI e tecnologie e sullo stesso Nikkey ma in valuta statunitense. Il valore dello Yen vs il dollaro era un rapporto fuori da ogni logica (1 a 160), una valuta troppo svalutata; la BoJ ha alzato i tassi di 0,25, portandoli ad un livello mai visto se non nel 2008 provocando pertanto una rivalutazione del rapporto USD/Y passando a 145Y per dollaro.
La decisione della BoJ di “invertire” la rotta alzando i tassi ha fatto venir meno la convenienza di quanto scritto nelle righe precedenti, costringendo gli investitori a chiudere numerose posizioni (vendere) per riposizionarsi su altri settori. L’indice Nikkey perde il 12%, per poi rimbalzare +10/11% il giorno successivo (oggi +2.51% n.d.r.).I mercati asiatici chiudono poco variati, Europa e USA a -3% (valore medio). Tolti i settori tech e poco altro, le principali asset class (settori di mercato) non hanno subito forti movimenti.
Lo stesso sbalzo di cui sopra c’è stato sulla volatilità: esiste un indice che la misura, il VIX che è passato da un valore di 20 a 60, per poi scendere ieri a 35 per tornare a quota 23.
DATI MACRO
Guardando i dati macroeconomici, l’inflazione è prevista in calo, i pil stabili ed in crescita a livello globale e gli USA stanno combattendo ormai da più di un anno per scongiurare la recessione: la FeD si sta comportando da equilibrista tra tasso di disoccupazione, inflazione e produzione industriale; in Europa c’è ancora molto valore e sono diversi gli asset solidi su cui impostare la crescita.
Altro aspetto macro è la politica monetaria che si sta avviando verso un abbandono della restrizione economica (tassi in rialzo) per abbracciare un periodo di espansione (riduzione dei tassi) cosa che non accadeva dal 2009; i movimenti obbligazionari propri di questo scenario di riduzione dei tassi, ricordo, sono di una crescita del valore capitale / prezzo.
CONCLUSIONI
Giornali e TG dopo mesi e mesi nei quali l’andamento delle borse è stato ignorato (perché molto positivo) titolano il solito “bruciati…”; confido e spero che dopo tutti questi anni si sia capito chiaramente che in borsa non si brucia nulla né si crea niente, semplicemente aumenta e diminuisce il valore di alcuni beni. Le risorse finanziarie si spostano, non si bruciano. Per vendere serve una posizione opposta che copra. Ricordiamocelo.
Detto questo è indubbio che esistano situazioni esogene alla finanza che possono minare il buono dei dati macroeconomici che stiamo vivendo. Le guerre, le tensioni geopolitiche sono elementi variabili che sarebbe sciocco non considerare nell’ambito della nostra pianificazione patrimoniale e finanziaria. Non devono essere però elementi determinanti in quanto ogni volta siamo portati a pensare “che sarà diverso” quando, col senno di poi abbiamo la prova provata che invece è sempre tutto uguale. I mercati finanziari sempre solo due cose possono fare: salire e scendere.
E’ chiaro che in base ai progetti diversi che abbiamo, associamo un determinato programma finanziario tenendo ben presente che nel tempo dovremmo sicuramente affrontare correzioni di mercato, durante le quali andremo a valutare come e soprattutto se intervenire.
Le cose non andranno sempre bene, perché i mercati non sono prevedibili con ragionevole certezza (cosa lo è?), ma il rischio può essere gestito affinché nel tempo i nostri progetti siano in linea con le nostre aspettative.
Per farlo occorrono: un professionista competente che sappia di cosa si sta parlando, interpreti i vostri progetti traducendoli in programmazione finanziaria; una pianificazione robusta e strutturata; un monitoraggio continuo; disciplina e, soprattutto, occorre dare valore al tempo, il nostro alleato più prezioso.
Diffondi questo contenuto