La serenità in un mondo che cambia ma non finisce
Siamo in un momento di cambiamento, emergono apprensioni, talvolta paure, timori che tutto sia finito.
Ma non è così. Neanche stavolta.
Non è la prima volta che mi trovo a scrive un articolo del genere perché ce ne è sempre bisogno. Sembrerà strano ma è il bello della mia professione commentare i cambiamenti, cercare di analizzarli razionalmente e non emotivamente… o almeno, è ciò che piace me.
L’amministrazione Trump ha gettato le basi per una guerra commerciale, fatta di dazi, che sta avvantaggiando alcuni settori e penalizzando altri. Europa, Cina, Canada Messico rispondono. In tutto ciò l’Europa pensa anche al riarmo rivedendo addirittura i limiti imposti in merito alle soglie di indebitamento rapportate al pil. Indebitiamoci per le armi non per l’istruzione e la sanità… Si pensa ad una tregua della guerra russo ucraina, che doveva essere una guerra lampo. Emergeranno nuovi equilibri economici…
A cosa andremo incontro??
Non è certo la prima volta che ci poniamo queste domande, e la storia recente e passata ci hanno aiutato a comprenderne le dinamiche e soprattutto il modo di reagire a questi cambiamenti.
Ad esempio…
Accadde “oggi”:
Il 12 marzo 2020 fu una giornata pesantissima per i mercati finanziari. La settimana era cominciata male, lunedì 9 le borse avevano reagito con perdite pesanti al mancato accordo tra Russia e Arabia Saudita sulla produzione di petrolio, il prezzo del greggio crollò del 30%, non accadeva dal 1991; a Wall Street le contrattazioni vennero sospese per un quarto d’ora, l’ultima volta era accaduta ai tempi della crisi Lehman; a Milano il crollo di oltre l’11% annullava i risultati del 2019. L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarava la condizione di pandemia.
Tutti avevamo paura
Il 12 marzo un infelice errore di comunicazione di Christine Lagarde, alla sua prima vera prova con i mercati, mandò a picco le borse in una delle peggiori giornate di sempre: Il -17% della borsa italiana è stato il peggior risultato della sua storia, le perdite di Parigi e Francoforte furono attorno a -12%, Londra perse meno del 10%, più o meno i valori degli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq. Le giornate grame proseguirono fino al 23 marzo.
Il 24 marzo, senza alcun cambiamento nelle condizioni dell'emergenza sanitaria e delle economie, che sarebbero peggiorate da lì a pochi mesi, il Dow Jones segnò un balzo di oltre l’11%, il più ampio dagli anni Trenta, lo S&P 500 segnò +9,38%, il Nasdaq realizzò +8,12%.
Da quel marzo 2020 a poco dopo i mercati recuperarono. Un recupero eccezionalmente veloce, anomalo per certi versi, ma non poi così tanto perché i mercati nel tempo recuperano e crescono. Sempre.
Le giornate del marzo 2020 sono lì a ricordare il valore del tempo, la pericolosità del timing, l'importanza della fedeltà al metodo di investimento, il valore della pazienza e l’importanza della razionalità e non dell’emotività.
La non prevedibilità dei mercati è ancora più che mai oggi il motivo per approcciare l’investimento con metodo, programmazione e soprattutto tempo. Invito coloro che pensano di non avere tempo a riflettere su quanta parte del patrimonio che stanno amministrando oggi (che sia denaro, immobili, società o altro) provenga dalle loro famiglie, da chi li ha preceduti e che volente o nolente ha dato valore al tempo.
Proprio in considerazione delle mutevoli situazioni macroeconomiche, sebbene un filo conduttore di fondo ciclicamente permanga (vedi le banche centrali che tagliano i tassi in questa fase ad esempio), è bene avere la consapevolezza di lavorare con strumenti ben diversificati, tutelati ed inseriti in uno o più progetti di investimento ben strutturati e monitorati. Certo, ogni tanto delle “rifiniture” sono necessarie ma mai stravolgimenti a meno che ad essere stravolti siano gli obiettivi pattuiti, spesso decisi proprio in funzione del tempo se ci pensate.
Di seguito il grafico dell’indica azionario S&P500 negli ultimi 20 anni. Ed in alto solo alcuni dei momenti avremmo potuto temere il peggio:
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