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Invito tutti a vedere ed osservare i protagonisti dei 50 minuti trasmessi dell’incontro tra Trump, Zelensky, Vance ed i giornalisti americani prima di condannare o osannare qualcuno. Ricordate bene che il sensazionalismo giornalistico ultimamente fa sempre da padrone e permette di far passare un messaggio direzionato in modo tale da, appunto, indirizzare l’opinione pubblica.

Sinceramente, non me ne voglia nessuno, commentare o meglio fermarsi a commentare l’intervista è come guardare il dito della persona che indica la luna. Allargando il discorso, infatti, noto un certo immobilismo da parte dei politici europei che mi sembra che siano molto più attenti alla forma rispetto alla sostanza. Non mi sembra chiaro che qui, in questo momento storico, si sta provando a gettare le basi per una tregua e poi una pace. Cosa che dovrebbe essere una buona notizia.

Detto questo il tema non dovrebbe essere chi è stato più maleducato durante l’incontro, quanto: che ruolo vuole avere l’Europa in merito alle “conseguenze economiche della pace”? Perché oltre ad esserlo geograficamente, siamo nel mezzo a due potenze economiche come USA e Russia, tralasciando la Cina, per colpa della quale, o per merito, l’Europa si troverà ben presto a fare i conti con tutto quanto programmato nella Agenda 2030 e poi l’elettrificazione della mobilità prevista per 2035…

Mi sembra invece che al posto di trovare una unità per sedere al tavolo di chi concorderà condizioni conseguenti alla pace, si pensi piuttosto alle conseguenze militari della pace.

L’Europa è sempre indietro. Un anno fa circa, nell’Aprile del 2024 in piena guerra, venne approvata la riforma del PSC, il Piano di Stabilità e Crescita, senza tenere in conto delle spese per una “Difesa comune europea”, una riforma anacronistica in quanto il mondo era già cambiato rispetto a quello esistente quando fu approvato il vecchio testo del PSC…

Adesso, con una prospettiva prossima di pace, appare urgente ciò che non era mai apparso urgente durante la guerra: una difesa comune europea… Il motivo è che gli USA, impegnati a far finire la guerra in un modo o nell’altro, non sembrano più disposti a a garantire da soli la successiva sicurezza europea, che è un tema reale e non scompare neanche con la pace. Ma questo non significa che dobbiamo prepararci alla avanzata russa verso la Germania, l’Italia, la Francia o altri Paesi europei. Si stanno a mio parere ignorando le possibili conseguenze economiche della pace, se questa avverrà. L’amministrazione Trump sta gettando le basi per le relazioni economiche con la Russia (e quindi ne verrà coinvolta anche la Cina), di cui la fine della guerra con l’Ucraina ne è un presupposto. La pace quindi appare come uno dei punti di partenza per ridisegnare le relazioni commerciali ed economiche internazionali.

Dove vuole stare l’Europa?

In questo modo credo che ne subiremo e basta le conseguenze, essendo dipendenti per molte risorse da Paesi terzi.

Questo è un blog finanziario principalmente però, quindi:

i dazi sono un modo di trattare commercialmente. Con i dazi in USA aumenta l’inflazione interna, la FED non ridurrà i tassi di interesse a breve, quindi l’obbligazionario USA frena, il dollaro si apprezza, l’azionario USA cresce.

Se si apprezza il dollaro il debito pubblico dei paesi emergenti aumenta, frenando la loro crescita economica, l’azionario paesi emergenti rallenta. I BRICS (Brasile Russia India e Cina) potrebbero accelerare l’approvazione di una seconda valuta commerciale per evitare di trattare sempre con il dollaro e per dare impulso alle industrie locali, quindi ad una crescita azionaria.

Con i dazi l’export europeo subisce un calo, un rallentamento, motivo per cui l’azionario potrebbe rallentare in alcuni settori. La BCE sarà spinta a tagliare i tassi ancora (sempre che non aumenti il prezzo delle materie prime), quindi l’obbligazionario in area europea crescerà

Una guerra commerciale non è un male in ogni settore dell’economia, i sillogismi finanziari ed economici sopra elencati denotano crescita in diversi settori, certo il dollaro forte non aiuterà l’industria europea.

Vedremo dove arriverà l’Europa, sperando che si scongiuri un eventuale percorso che ci vedrà come sub economia USA-RUSSO-CINESE. Serve lungimiranza, cosa poco comune al politico medio, serve programmazione economica.

Concludo con un pensiero della persona che più mi ha trasmesso sostanza in questi anni, Mario Draghi: 

“le barriere interne all’Europa rappresentano un danno enorme alla crescita, rispondere con ulteriori dazi ai confini esterni non è intelligente; si potrebbe aprire a trattative economiche con la Russia anche a sostegno di un futuro sistema di sicurezza europea; si potrebbe riesumare il Comprehensive Agreement on Investments con la Cina (Cai), sulla cui bozza venne trovato un accordo in principio ma che poi fu bloccato per il sopraggiungere di tensioni geopolitiche. Si tratta di giocare a tutto campo come fanno le potenze mondiali, come fa Trump, non contro di lui ma per cercare un accordo con lui”.

Mentre quasi tutti i giornali titolano: l’Europa fa quadrato attorno a Zelensky…



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