Ci siamo, un paio di giorni e sapremo chi sarà il 47° Presidente degli Stati Uniti d’America.
Per molti addetti ai lavori, ma anche per molti investitori è difficile resistere a chiedersi quale sarà l’impatto sui mercati finanziari e sui propri investimenti a seguito degli esiti della elezione. Nei mesi precedenti il voto, dall’analisi dei programmi economici dei due candidati emergono indicazioni su quali potrebbero essere i settori che beneficeranno o meno della vittoria dell’uno o dell’altro. Diversi operatori del settore si immergono in analisi pronti ad un posizionamento tattico rapido.
Questa consuetudine diventa ancor più importante stavolta considerando che i programmi sono diametralmente opposti su più fronti.
Non è per smontare il tutto, ma l’esperienza insegna che il tentativo delle analisi dei programmi politici proposti si rivela in genere un esercizio effimero. Numeri alla mano.
Se i proclami dei due schieramenti portano un po’ di volatilità in prossimità degli esiti delle votazioni, successivamente le conseguenze legate ai risultati elettorali per i mercati finanziari sono abbastanza limitate.
Ad esempio sia durante il mandato di Obama che quello di Trump, le performance dell’indice azionario S&P500 sono state molto simili (parliamo di rialzi tra il 12 ed il 15% su base annua). Con questi presidenti inoltre i settori che hanno beneficiato maggiormente dalle loro politiche economico finanziarie sono stati quello dei consumi discrezionali (beni non di prima necessità), quello della tecnologia ed il settore sanitario. Proseguendo con Biden troviamo ancora il settore tecnologico, il comparto assicurativo e quello energetico. Non è che però gli altri settori si siano mossi in maniera diametralmente opposta, sono stati meno performanti in termini assoluti.
Emerge quindi una SCARSA INFLUENZA dei leader politici nei confronti dei trend economici e di come questi si ripercuotano sui mercati finanziari. Non dimentichiamo infatti il ruolo che hanno e continueranno ad avere in questo contesto le Banche Centrali ancora molto indipendenti e che si muovono in relazione i “numeri grandi” (PIL, inflazione…)
Certo le elezioni in un Paese così grande e di rilievo a livello mondiale sono molto importanti soprattutto per i cittadini americani, molto divisi politicamente in questa epoca, ma non sono così determinanti per i mercati finanziari.
Personalmente credo che una vittoria non netta possa in un certo senso non dico paralizzare ma rallentare le istituzioni statunitensi a seguito di ricorsi e contestazioni (nel 2012 Bush venne proclamato presidente in dicembre dopo battaglie in tribunale) e questa “incertezza” aumenterebbe la volatilità sui mercati.
Vediamo qualche settore:
Sanitario: i rep spingono per i prezzi al contrario dei dem ma la salute è un tema molto caro anche ai conservatori
Tecnologia: generalmente liberale e progressista ma abbiamo visto come il patron di Tesla Elon Musk si sia schierato apertamente (anzi è proprio il main sponsor) con Trump e come la Harris abbia combattuto battaglie importanti contro i giganti del web Google e Facebook
Energetico: sicuramente qui la linea di demarcazione è veramente molto netta: i democratici sono più favorevoli ai programmi di transizione energetica con un una progressiva riduzione dalla dipendenza da combustibile fossile, mentre sono assai note ed opposte le idee di Trump in merito
Ricordo infine come qualsiasi proposta, nel sistema legislativo americano, debba superare il voto del Congresso e sembra proprio che in questo senso un governo diviso smusserebbe molto eventuali decisioni/proposte estreme, cosa molto gradita storicamente dai mercati.
Ciò detto sarà molto importante avere in portafoglio la giusta dose di diversificazione e strumenti che possano essere convertiti facilmente su ciò che si reputa più efficiente, possibilmente in neutralità fiscale; tuttavia sono fermamente convinto che sarà fondamentale avere chiara e mantenere la pianificazione effettuata in modo che l’attenzione non sia rivolta all’evento in sé, ma sia sempre focalizzata sugli obiettivi da raggiungere utilizzando i mercati (con i suoi settori più efficienti).
Una Pianificazione robusta, fiscalmente ottimizzata e ben strutturata mediante analisi periodiche sull’efficienza finanziaria delle attività detenute in portafoglio attraverso numerosi indicatori tecnici e software dedicati per la loro ottimizzazione e monitoraggio nel tempo, permette infatti di adattarsi ai nuovi contesti macro ma sempre nel rispetto di quanto progettato, anche fosse banalmente solo su orizzonti temporali distinti.
Diffondi questo contenuto